La giunta birmana ha messo a morte impiccandoli quattro prigionieri politici come aveva annunciato il 4 giugno, sollevando un’ondata di proteste. L’annuncio è stato dato il 25 luglio dal Global New Light of Myanmar, il quotidiano del regime, che non ha precisato le date precise delle esecuzioni. Le famiglie sono state informate attraverso la stampa e non hanno ancora potuto recuperare le salme.
L’associazione dei paesi del sudest asiatico (Asean) ha espresso un “forte turbamento” alla notizie delle esecuzioni. L’Asean aveva adottato nell’aprile 2021 un piano in cinque punti per ristabilire il dialogo con la giunta militare dopo il golpe del febbraio 2021. Ma la mancanza di progressi ha causato l’esclusione della Birmania da parecchi incontri dell’associazione, nello specifico quello previsto per il 30 luglio a Phnom Penh tra i ministri degli esteri dei paesi aderenti.
Le proteste sono arrivate dagli Stati Uniti , dall’Onu, e dall’Unione europea che ha “condannato fermamente” le “esecuzioni per motivi politici” di quattro persone, tra cui due esponenti dell’opposizione parlamentare, ha detto il 25 luglio il capo della diplomazia dell’Ue, Josep Borrell. “Queste esecuzioni rappresentano una nuova tappa nello smantellamento completo dello stato di diritto e una nuova flagrante violazione dei diritti umani in Birmania”, ricordando che l’Unione europea è contraria alla pena di morte, “una punizione inumana, crudele e irreversibile”.
Le esigenze della protesta
Un rapper e uno scrittore: i popolari Phyo Zeya Thaw e Kyaw Min Yu, detto “Jimmy” , entrambi hanno espresso la loro opposizione al regime birmano che alla fine li ha fatti tacere con la pena di morte. Sono due dei quattro prigionieri dell’opposizione uccisi il 25 luglio.
Ucciso a 41 anni Phyo Zeya Thaw incarnava le esigenze di una nuova generazione di giovani birmani, cresciuta nelle città, aperta alle influenze del mondo esterno e dissidente politicamente. Con il gruppo degli Acid è stato uno dei pionieri del rap negli anni duemila, quando aveva importato dagli Stati Uniti la moda delle canottiere extra large da basket e un gusto per i versi sovversivi. “Noi non cambieremo mai, non molleremo mai, non ci arrenderemo mai”, recita una delle sue canzoni, distribuite clandestinamente per evitare la censura del regime dell’epoca.
Il suo impegno era proseguito organizzando il movimento Generation wave, una rete di decine di artisti che si oppongono alla giunta militare. Un impegno che gli era costato il carcere tra il 2008 2 il 2011 per appartenenza a un’organizzazione illegale e possesso di valuta straniera.
Fine della transizione
Il vento era cambiato quando la Birmania si era incamminata sulla strada della democrazia. Phyo Zeya Thaw faceva parte della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, “è il mio faro”, aveva detto durante un’intervista dopo essere stato eletto deputato nel 2015 in una circoscrizione di Naypyidaw, la capitale che ha preso il posto di Rangoon ed è stata costruita interamente dall’esercito.
Dopo il golpe militare del primo febbraio 2021, che ha chiuso brutalmente la parentesi della transizione, Phyo Zeya Thaw era stato arrestato a novembre, accusato dalla nuova giunta di aver organizzato diversi attacchi contro le forze armate. Era stato condannato a morte a gennaio. “Mio figlio non né un ladro né un criminale. Sono orgogliosa che abbia dato la vita per il suo paese. Se potrò recuperare i suoi resti o le sue ceneri, vorrei seppellirlo lasciando un’iscrizione sulla sua tomba”, ha detto la madre ai microfoni di Radio Free Asia dopo la notizia dell’esecuzione.
Il percorso di Kyaw Min Yu, messo a morte a 53 anni, ha ricalcato quello della premio Nobel per la pace nel 1991 Aung San Suu Kyi.
Per tanti birmani si approfondisce il senso di ingiustizia provocato dall’inerzia della comunità internazionale di fronte alla guerra civile che imperversa nel paese
Kyaw Min Yu a 19 anni era diventato una figura dell’opposizione al regime militare del generale Ne Win all’epoca delle proteste del 1988, che fecero conoscere al paese Aung San Suu Kyi. Come lei anche Kyaw Min Yu, detto “Jimmy”, è stato arrestato quando la giunta ha ripreso il controllo del paese. In totale aveva passato dodici anni in prigione, “la seconda casa”, come la chiamava di solito. “Il governo vuole sbarazzarsene, ma loro troveranno sempre un modo di partecipare alla vita politica”, diceva nel 2006 quando stava organizzando una campagna in favore dei sostenitori della democrazia mentre continuava la sua carriera di scrittore.
La moglie, Nilar Thein, è un’attivista, e Jimmy era tornato in prigione nel 2007, qualche mese dopo la nascita della figlia, nel periodo della “rivoluzione arancione”, un nuovo e ampio movimento di protesta. Nilar Thein era finita in carcere un anno più tardi, e avevano dovuto aspettare fino al 2012 per rivedersi, in occasione di un’amnistia. Arrestato ad ottobre, Kyaw Min Yu è stato condannato a morte per aver “incitato alla ribellione” con i suoi messaggi sui social media. La sua morte “è frutto di un omicidio vergognoso”, ha dichiarato Nilar Thein ai microfoni di Radio Free Asia. “Resterà sempre vivo nei nostri cuori”.
“La Birmania non aveva applicato la pena di morte dal 1988”, scrive su Le Monde la corrispondente Brice Pedroletti. “Adesso ci sono 68 persone detenute nel braccio della morte dal 1 febbraio 2021, data dell’ultimo colpo di stato. Altre 41 condannate in contumacia sono in fuga o hanno lasciato il paese, spiega l’Associazione di assistenza ai prigionieri politici birmani. Le quattro esecuzioni annunciate il 25 luglio hanno causato una serie di proteste e di insulti sui social media contro i militari golpisti, così come delle sporadiche manifestazioni. Per tanti birmani aumenta il sentimento di ingiustizia causato secondo loro dalla straziante inerzia della comunità internazionale di fronte alla guerra civile che imperversa nel paese”