L’Europa approva il Patto su migrazione e asilo: le ong denunciano un passo indietro sui diritti

Il 10 aprile il Parlamento europeo ha approvato il nuovo Patto su migrazione e asilo, che riforma le politiche migratorie nel vecchio continente. Il nuovo regolamento si basa su dieci testi legislativi e pur mantenendo i principi del regolamento di Dublino, secondo cui un migrante può chiedere asilo solo al primo paese d’arrivo nell’Unione europea, si è posto come obiettivo quello di uniformare le regole europee introducendo modifiche significative sui criteri e sulle procedure di concessione e revoca della protezione internazionale, di definire gli standard di accoglienza e di stabilire dei meccanismi di “solidarietà” tra i paesi membri.

Numerose organizzazioni italiane ed europee che si occupano di immigrazione hanno espresso preoccupazione per l’approccio securitario dei provvedimenti, denunciando un attacco al diritto di asilo, una criminalizzazione della mobilità umana, detenzione alle frontiere e rimpatri meno sicuri.

A questo link, i testi che si riferiscono all’accordo.

Proponiamo un approfondimento con la lettura dei seguenti articoli. Il primo articolo, apparso sull’Avvenire, ha raccolto l’allarme delle organizzazioni non governative. Proponiamo poi la lettura di un articolo in cui l’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) ha denunciato il rischio di violazione diritti fondamentali sia alle frontiere esterne che all’interno degli Stati europei.

Migrazione e asilo, l’Ue vara il Patto. L’allarme delle Ong: diritti a rischio

Avvenire, Daniela Fassini martedì 9 aprile 2024

Bruxelles si appresta a varare il nuovo Patto migrazione e Asilo, proprio nei giorni in cui è alle prese con un’ondata di partenze che puntano l’Europa lungo la rotta del Mediterraneo centrale e non solo: anche attraverso la rotta più orientale dal Marocco, verso la Spagna, e ancora verso le Canarie, lungo l’Atlantico. Intanto però, sono diverse le voci di critica e preoccupazione. Sul piatto dei Ventisette c’è infatti la sorte di oltre 500mila persone che vorrebbero dare una svolta alla propria vita buttandosi alle spalle guerra, violenze, miseria e discriminazioni.

Amnesty International accende i riflettori innanzitutto sul rischio violazione dei diritti umani. «È più che mai evidente che questo Patto farà regredire di decenni la legislazione europea in materia di asilo, esponendo molte più persone, in ogni fase del loro viaggio, a grandi sofferenze», ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio Istituzioni europee di Amnesty International. Il pacchetto di proposte rischia di esporre soprattutto i più fragili, come donne e bambini «al rischio di una detenzione de facto alle frontiere dell’Unione europea».

E proprio per quanto riguarda i più piccoli, Save the Children mette in guardia: « Il voto finale del Patto su Migrazione e Asilo è l’ultima chance per l’Ue di proteggere i bambini che cercano un futuro migliore in Europa. La decisione avrà un impatto duraturo, è fondamentale che vengano fatte le scelte giuste» sottolinea l’organizzazione umanitaria. Eppoi c’è anche la questione della natalità zero e della mancanza di manodopera che mette in ginocchio l’Italia ma non solo. «Nell’inverno demografico che caratterizza numerosi Paesi europei, l’immigrazione rappresenta una risorsa da valorizzare – sottolinea Daniela Pompei, della Comunità di Sant’Egidio –. L’Europa deve puntare sulle vie legali, favorendo la migrazione regolare. Auspichiamo perciò che i corridoi umanitari, realizzati con successo dalla società civile per chi fugge dalle guerre, vengano presi a modello anche per le migrazioni economiche». «Inoltre – conclude la responsabile servizi a migranti, rifugiati e rom della Comunità – di fronte alle troppe morti nel Mediterraneo, si attuino operazioni di salvataggio in mare».

Qualsiasi riforma della politica di asilo e migrazione, sottolinea la Ong Mediterranea Saving Humans, «deve mettere al centro le persone ed essere guidata dai valori europei di dignità umana, solidarietà e libertà». «Siamo molto preoccupati che alcune disposizioni del Patto Ue sulla migrazione e l’asilo – in particolare quelle previste dal regolamento sullo screening e dal regolamento procedure – perpetuino gli approcci fallimentari del passato e ne aggravino le conseguenze – aggiunge Laura Marmorale, presidente della Ong impegnata nei soccorsi in mare. Il Patto rischia di tradursi in un quadro giuridico disfunzionale, costoso e crudele, che lascia irrisolte le questioni critiche e causa una maggiore sofferenza per le persone in cerca di protezione».

Requiem per il diritto d’asilo in Europa? Possiamo ancora evitarlo

ASGI (www.asgi.it), 9 Aprile 2024

Domani, 10 aprile 2024, si terrà la votazione finale sul pacchetto di riforme legislative conosciute come il “Patto Europeo”. Se approvato, chi chiederà asilo in Europa non avrà più alcun diritto effettivo all’esame pieno della domanda di protezione internazionale, e potrà essere sistematicamente detenuto alle frontiere esterne dell’Unione. 

Diventerà legale ciò che ASGI ha in più occasioni denunciato: le pratiche che negli ultimi anni hanno portato alla violazione dei diritti fondamentali delle persone straniere, sia alle frontiere esterne che all’interno degli Stati europei. Queste violazioni sono state a più riprese condannate anche dalle Corti europee, come avvenuto ad esempio con la condanna della CEDU all’Italia per la detenzione illegittima all’interno dell’hotspot di Lampedusa, o per la detenzione arbitraria di minori nell’hotspot di Taranto. 

Molte delle nuove previsioni sono in contrasto con la Costituzione italiana, a partire dall’art. 10 co 3 Cost., che sancisce il diritto di asilo individuale per tutte le persone straniere e la protezione dal respingimento durante l’esame della domanda. Il nuovo Patto prevede l’applicazione generalizzata di procedure accelerate, sommarie, fondate sulla provenienza geografica e non sulla storia individuale delle persone. Il rischio di un esame approssimativo e standardizzato è l’aumento generalizzato di espulsioni in violazione del principio di non-refoulementprincipio cardine del diritto internazionale. Molte di queste procedure potranno e, in alcuni casi, dovranno obbligatoriamente svolgersi nelle zone di frontiera, in un regime di detenzione. Anche le famiglie e, in alcuni casi, i minori, potranno essere privati della loro libertà: questo scenario contrasta palesemente con il quadro di garanzie per i minori previsto dall’ordinamento italiano. 

In base alla nuova finzione giuridica di non ingresso, le zone di frontiera sono considerate come non facenti parte del territorio degli Stati membri: perciò le persone sottoposte ad accertamenti negli hotspot e alla nuova procedura di asilo di frontiera non potranno muoversi sul territorio e non potranno avere accesso ad una tutela effettiva dei loro diritti fondamentali. La permanenza delle persone in frontiera, in condizioni che sono già state riconosciute come inumane e degradanti (come nel caso dell’hotspot di Lampedusa) causerà un aumento di sofferenza e si tradurrà in una forma di violenza istituzionale nei confronti di soggetti che, soprattutto al momento del loro ingresso in Italia, avrebbero invece necessità di essere soccorsi, accolti e presi in carico rispetto alle vulnerabilità individuali. Inoltre, l’applicazione della finzione di non ingresso limiterà i percorsi di integrazione delle persone sul territorio, finendo con il produrre ulteriore irregolarità e sfruttamento delle persone in movimento. 

Il sostanziale svuotamento del diritto di asilo, la detenzione sistematica e arbitraria, l’introduzione nel nostro ordinamento di concetti giuridicamente ambigui e del tutto estranei al sistema nazionale (come la finzione di non ingresso), il probabile aumento della profilazione etnica in ragione delle nuove regole sugli accertamenti, potranno avere un impatto significativo sugli assetti e gli equilibri istituzionali del nostro Paese e sul mantenimento dei principi dello stato di diritto, anche a fronte di un probabile l’aumento del ricorso all’autorità giudiziaria. 

Tutto ciò, a fronte di una conferma delle regole che sino ad oggi individuato la competenza degli Stati in materia di esame delle domande di asilo. Il Patto di fatto conferma i pilastri del precedente sistema (cd. di Dublino) e configura una forma di solidarietà che si fonda unicamente sul versamento di contributi economici a favore degli Stati di frontiera, che verranno tuttavia utilizzati per finanziare l’esternalizzazione dell’asilo e delle migrazioni.  Di conseguenza, oltre ad essere disumano e a porsi in contrasto con la tutela effettiva dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, il Patto si rivelerà costoso e oneroso per gli Stati posti alle frontiere esterne, come l’Italia, che dovranno in pochi anni sostenere spese esagerate per la predisposizione di un apparato detentivo dannoso per le persone migranti e per le comunità in cui sorgeranno i nuovi centri.  Per queste ragioni, ASGI in questi giorni si è associata agli appelli della società civile a livello italiano ed europeo che esortano i Parlamentari europei a non votare il Patto, e chiede nuovamente a tutti i parlamentari italiani ed europei, individualmente e a prescindere dal loro schieramento politico, ad opporsi a questa pericolosa controriforma che compromettere l’effettività non solo del diritto di asilo e del diritto al non-refoulement mama anche di altri fondamentali diritti umani.

Rispondi