Articolo di Marinella Correggia tratto da: Adista Segni Nuovi n° 19 del 03/06/2023
L’appello a una vera diplomazia per la pace in Ucraina che qui pubblichiamo è una bussola possibile nel grande disorientamento. È firmato non da una frangia di utopisti ma da 15 importanti esperti statunitensi: ex diplomatici, ex consiglieri per la sicurezza nazionale, ex militari di grado elevato, oltre ad analisti e docenti. Le loro biografie qui. L’appello, ricco di rimandi a documenti e analisi, si può leggere in inglese qui. La sua richiesta, in sintesi: «Chiediamo al presidente e al Congresso di porre rapidamente fine alla guerra in Ucraina con la diplomazia, soprattutto di fronte ai pericoli che l’escalation militare potrebbe sfuggire al controllo». Pubblicato dal New York Times giorni fa, è stato promosso e finanziato, come si precisa dopo le firme, dall’Eisenhower Media Network, un think tank formato da ex militari ed esperti i quali ritengono che «la politica estera Usa non renda il Paese e il mondo più sicuri».
L’appello ripercorre – anche con l’ausilio di una scheda storica finale, dal 1990 a oggi – decenni di errori e promesse calpestate da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali.
Molto positivo il giudizio del movimento pacifista statunitense Codepink: «L’appello è tempestivo e utile. Fornisce un approccio sulla crisi più obiettivo, rispetto a quello presentato dall’amministrazione statunitense o dallo stesso giornale newyorkese: si pensi al ruolo di Washington, all’espansione della Nato, agli avvertimenti ignorati nei decenni e all’escalation della tensione che infine ha portato alla guerra». Di seguito il testo dell’appello dei quindici.
«GLI STATI UNITI DOVREBBERO ESSERE UNA FORZA PER LA PACE NEL MONDO»
La guerra fra Russia e Ucraina è un disastro assoluto. Centinaia di migliaia di persone uccise o ferite, milioni di sfollati, incalcolabili distruzioni dell’ambiente e dell’economia. Le devastazioni future potrebbero essere esponenzialmente più grandi dal momento che potenze nucleari si avvicinano a una guerra aperta.
Deploriamo la violenza, i crimini di guerra, l’uso indiscriminato delle armi e le altre atrocità che fanno parte di questa guerra. La soluzione a questa violenza scioccante non si trova in più armi e più guerra, garanzia di ulteriore morte e distruzione.
Come statunitensi ed esperti di sicurezza nazionale, chiediamo in modo pressante al presidente Biden e al Congresso di usare tutti i loro poteri per porre fine alla guerra russo-ucraina rapidamente con la diplomazia, soprattutto visti i gravi rischi di escalation.
Sessant’anni fa, il presidente John F. Kennedy fece un’osservazione che oggi appare cruciale per la nostra sopravvivenza: «Le potenze nucleari devono evitare un confronto che dia all’avversario la scelta fra ritirarsi umiliato e usare le armi nucleari. Nell’era nucleare, sarebbe il fallimento della nostra politica e la morte collettiva».
La causa immediata della disastrosa guerra in Ucraina è l’invasione russa. Ma i piani e le azioni per allargare la Nato fino ai confini russi hanno provocato i timori di Mosca. Come i leader russi affermarono 30 anni fa, il fallimento della diplomazia porta alla guerra. Ora la diplomazia è urgente prima che questa guerra distrugga l’Ucraina e metta in pericolo l’umanità.
Il potenziale per la pace
L’attuale ansia geopolitica russa è frutto del ricordo delle invasioni di Carlo XII, Napoleone, il Kaiser e Hitler. E le truppe Usa fecero parte della forza di invasione che intervenne, senza successo, contro la parte vincente nella guerra civile russa successiva alla prima guerra mondiale. La Russia vede nell’allargamento della Nato e nella sua presenza i propri confini una minaccia diretta; Usa e Nato vi vedono solo una prudente preparazione. Nella diplomazia occorre un’empatica strategia, cercare di comprendere l’avversario. Non è debolezza: è saggezza. Rifiutiamo l’idea che i diplomatici, perseguendo la pace, debbano schierarsi, in questo caso con la Russia o l’Ucraina. Si scelga il lato della saggezza. Dell’umanità. Della pace.
La promessa di Biden di sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario” è una licenza di perseguire obiettivi malsani e irraggiungibili. Sarebbe catastrofico quanto la decisione di Putin di lanciare l’invasione e l’occupazione. Non possiamo sostenere la strategia di lottare contro la Russia fino all’ultimo ucraino.
Chiediamo un impegno diplomatico per un immediato cessate il fuoco e negoziati senza precondizioni squalificanti e proibitive. Provocazioni deliberate hanno portato alla guerra Russia-Ucraina. Allo stesso modo, una deliberata diplomazia può porvi fine.
Le azioni statunitensi e l’invasione russa dell’Ucraina
Con la fine della guerra fredda, i leader degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale assicurarono Mosca che la Nato non si sarebbe allargata verso i confini russi. Lo disse già nel 1990 il segretario di Stato James Baker al presidente Mikhail Gorbacev. Assicurazioni simili vennero poi da altri leader degli Usa e di Regno unito, Francia e Germania, nel corso degli anni Novanta.
Dal 2007, la Russia ha ripetuto che le forze armate Nato alle frontiere erano intollerabili – come sarebbero inaccettabili per gli Usa quelle russe in Messico o Canada, o come fu la presenza dei missili sovietici a Cuba nel 1962. E Mosca ha ripetutamente definito una provocazione la possibile inclusione dell’Ucraina nella Nato.
Vedere la guerra con gli occhi della Russia
Il nostro tentativo di comprendere la prospettiva russa in questa guerra non significa che appoggiamo l’invasione e l’occupazione, né implica che la Russia non avesse altre opzioni. Le aveva, come le avevano gli Usa e la Nato.
Ma i russi avevano messo in chiaro le loro linee rosse. Nel 2014 l’annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti lo dimostravano. Perché i leader degli Usa e della Nato non abbiano capito, non è chiaro; incompetenza, arroganza, cinismo o un misto di tutto ciò.
Negli Stati Uniti, dopo la fine della guerra fredda, diplomatici, generali e politici statunitensi avevano avvertito circa i pericoli dell’espansione a Est della Nato e dell’interferenza nella sfera di influenza russa. E nel 1997, 50 esperti di politica estera scrissero una lettera aperta al presidente Clinton, nella quale chiedevano di scongiurare l’allargamento della Nato, che chiamavano «un errore storico». Il presidente Clinton scelse di ignorare questi avvertimenti.
È molto importante, per comprendere la tracotanza e il calcolo machiavellico delle decisioni Usa, il fatto che nel 2008 fu ignorato l’allarme circa l’allargamento della Nato e l’inclusione dell’Ucraina lanciato da Williams Burns, attuale direttore della Cia e all’epoca ambasciatore in Russia. Nel 2008 egli scrisse alla segretaria di Stato di George W. Bush, Condoleeza Rice: «Le aspirazioni Nato in Ucraina e Georgia non toccano solo nervi scoperti in Russia, creano anche serie preoccupazioni per le conseguenze sulla stabilità nella regione. La Russia non teme solo l’accerchiamento e gli sforzi per minare la sua influenza nella regione, ma anche conseguenze incontrollate e incalcolabili per la sua sicurezza. Gli esperti ci dicono che la Russia teme particolarmente le forti divisioni in Ucraina rispetto alla Nato; gran parte della comunità russofona si oppone e questo potrebbe portare a contrasti violenti, fino alla guerra civile nella peggiore delle ipotesi. E in questo caso la Russia dovrà decidere se intervenire. Una decisione alla quale non vuole essere messa di fronte».
Malgrado tutti questi avvertimenti, perché gli Stati Uniti hanno perseverato nell’espansione della Nato? Il profitto dalle vendite di armi è un fattore chiave. Di fronte a chi si opponeva all’espansione della Nato, un gruppo formato da neocon e da manager delle industrie di armi crearono il “Comitato statunitense per l’espansione della Nato”. Fra il 1996 e il 1998, le industrie belliche spesero 51 milioni di dollari (94 milioni i adesso) nella lobby e nelle campagne elettorali. Così, l’espansione della Nato è diventata un fatto, e il complesso militare Usa ha venduto armi per miliardi di dollari ai nuovi membri dell’Alleanza. Gli Usa hanno già mandato armi per 30 miliardi di dollari in Ucraina, e l’aiuto totale è superiore a 100 miliardi. La guerra, si è detto, è un business, molto vantaggioso per pochi eletti.
L’espansione della Nato è, alla fine, uno strumento chiave della politica estera statunitense caratterizzata dall’unilateralismo, dal perseguire cambi di regime e guerre preventive. Guerre fallimentari, come quelle in Iraq e Afghanistan che hanno prodotto macelli e altri conflitti. Una realtà prodotta dagli Usa. La guerra russoucraina ha aperto una nuova arena di scontro e morte la quale non è interamente colpa nostra, ma lo sarà se non ci dedichiamo a costruire un impianto diplomatico che la fermi e sciolga le tensioni. Let’s make America a force for peace in the world. Facciamo degli Stati uniti una forza per la pace nel mondo.
Marinella Correggia da decenni si occupa di campagne contro le guerre e di azioni per la riconversione ecologica e il rispetto dei viventi.
CI SCHIARIAMO UN PO DI PIÙ LE IDEE…