MO Ibrahim Foundation
Sir Mohammed Fathi Ahmed Ibrahim KCMG è un uomo d’affari miliardario sudanese-britannico . Ha lavorato per diverse società di telecomunicazioni, prima di fondare Celtel , venduta nel 2005 per 3,4 miliardi di dollari. Nel 2006 ha fondato la Mo Ibrahim Foundation per incoraggiare e sostenere il buon governo e una leadership eccezionale in Africa.
Negli ultimi dieci anni il continente africano ha conosciuto «un arretramento generalizzato della democrazia e la situazione securitaria si è fatta sempre più tesa». Tuttavia il buon governo globale medio risulta migliore nel 2021 rispetto al 2012.
Queste,in estrema sintesi, sono le conclusioni un po’ sibilline a cui è giunto l’ultimo rapporto della Fondazione Mo Ibrahim.
Nel sottolineare che nel decennio l’Africa ha conosciuto 23 colpi di stato sui 29 complessivi nel mondo, il rapporto invita a «non considerare la democrazia come acquisita. Il fenomeno dell’“uomo forte” sta tornando di moda, non solo in Africa». E rimarca che «nel 2021, il 70% della popolazione del continente vive in paesi dove le condizioni i materia di stato di diritto e di sicurezza sono degradate rispetto al 2012». Nello stesso tempo il rapporto rileva che oggi più del 90% della popolazione africana vive in paesi dove il livello di sviluppo umano – che prende in considerazione la possibilità di curarsi, l’educazione, la protezione sociale e la sostenibilità ambientale è superiore rispetto al 2012.
Le armi facili: in tre settimane 39 assassinati negli Stati Uniti
L’ultima sparatoria ha seminato morte e orrore in una scuola che aiuta giovani in condizioni di disagio a Des Moines, in Iowa: due studenti sono stati uccisi e la polizia ha fermato tre persone che stavano cercando di fuggire a bordo di un’auto. L’istituto in cui è avvenuta la strage era stato fondato da Will Holmes, il rapper conosciuto come Will Keeps che era arrivato a Des Moines 20 anni fa da Chicago dove viveva nel mondo delle gang.
Il Presidente Biden, che della lotta alle armi ha fatto una priorità della sua presidenza ha gridato: «Serve un’azione forte. Chiedo ancora una volta al Congresso di agire rapidamente e approvare il divieto delle armi d’assalto» mentre il governatore della California che è lo Stato più devastato in questo mese, tre stragi in meno di 72 ore, ha attaccato il secondo emendamento della Costituzione, che garantisce il diritto alle armi, definendolo «un patto suicida».
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Crisi energetica e grandi affari
Dal giorno stesso in cui, lo scorso 24 febbraio, la Russia ha invaso l’Ucraina, l’Europa intera si è guardata freneticamente attorno in cerca di alternative al gas russo. L’Algeria fornisce già gas attraverso un gasdotto, il Transmed, che parte dall’hub gasiero di Hassi R’Mel, nel Sahara algerino, punta verso est attraversando la Tunisia, si tuffa nel canale di Sicilia per 380 km e approda a Mazara del Vallo.
Si tratta di aumentare le potenzialità di questa pipeline che attualmente ha una capacità teorica di 30 miliardi di metri cubi (bcm) di gas all’anno che. Secondo le dichiarazioni rese da Descalzi ad Algeri, potrebbero salire a 35.
Per far rientrare il progetto all’interno della strategia europea è stato battezzato fin dal principio come “gasdotto per l’idrogeno”, in quanto è destinato a trasportare una miscela di idrogeno (il 10-20% del volume totale) e gas fossile. E nemmeno da subito: con ogni probabilità, all’inizio trasporterà soltanto gas.
L’etichetta è sia marketing politico, perché permette di vendere una nuova infrastruttura fossile come progetto sostenibile, sia una mossa per rientrare nei criteri della tassonomia verde europea e quindi garantirsi investimenti. Senza i quali il progetto non avrebbe neppure una convenienza economica.
probabilmente dovremmo pensare a una data attorno al 2040, forse anche dopo il 2050. Ma dire idrogeno verde non significa che sia davvero sostenibile: il trasporto su lunga distanza e l’energia che serve a muoverlo lo rendono assolutamente insostenibile». Nel frattempo, però, i gasdotti hydrogen-ready allungheranno la vita all’estrazione di gas fossile. Vincolando l’Italia al gas e alla dipendenza da paesi terzi. A questo si aggiunga la contrarietà di larga parte della popolazione della Sardegna che è critica sull’accordo internazionale di cooperazione energetica Italia-Algeria siglato in questi giorni e sul possibile progetto del Galsi (Gasdotto Algeria Sardegna Italia).
Siamo solo all’inizio.