Il governo spagnolo di Pedro Sanchez ha deciso di porre fine alla tradizionale neutralità sulla questione saharawi, appoggiando la risoluzione di Rabat di concedere autonomia limitata al territorio del Sahara Occidentale e, di fatto, escludendo la possibilità di un referendum sull’autodeterminazione del popolo saharawi, soluzione indicata dalle risoluzioni dell’ONU sul conflitto. A febbraio il TITA ha incontrato Gilberto Mastromatteo, giornalista, reporter e videomaker, il quale ha mostrato un documentario sul popolo Saharawi e ha riportato la sua testimonianza diretta delle sue visite nei luoghi interessati dal conflitto (Saharawi, la guerra dimenticata che può travolgere il Nord Africa).
Da allora la situazione relativa al territorio del Sahara Occidentale ha subito una brusca evoluzione che ha portato, tra l’altro, all’inasprimento dei rapporti tra Spagna ed Algeria.
Il Sahara Occidentale è una regione del Maghreb in gran parte desertica, ma con importanti risorse ittiche, minerarie (principalmente fosfati), al centro di interessi contrapposti di Marocco, Mauritania ed Algeria. La regione è una ex colonia spagnola oggetto di una controversia internazionale, irrisolta da decenni, tra il Marocco e gli indipendentisti che si battono per l’autodeterminazione del popolo saharawi e che trovano espressione nel loro movimento di liberazione nazionale, il Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria. Il Fronte Polisario è nato nel 1973 come reazione alla colonizzazione spagnola. Già due anni dopo il Marocco, che rivendicava il territorio come “storicamente” marocchino, dà il via all’occupazione della regione, attraverso la “marcia verde”, una invasione dei territori da parte di centinaia di migliaia di persone. Con gli Accordi di Madrid, la Spagna si impegna per una completa decolonizzazione del territorio, ed il Sahara Occidentale viene spartito tra Marocco e Mauritania, anch’essa portando avanti rivendicazioni sulla regione. A seguito dell’invasione, una parte del popolo saharawi viene spinta dall’esercito marocchino a rifugiarsi nei campi profughi della provincia algerina di Tindouf. È qui, in esilio, che viene proclamata la Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD). Intanto, il Marocco, dà inizio alla politica dei muri “difensivi”, con lo scopo di contenere il Fronte Polisario e di circoscrivere le zone strategicamente ed economicamente più importanti. Il muro raggiunge oltre 2000km di lunghezza, da nord a sud, e i territori adiacenti sono disseminati di milioni di mine antiuomo. Il conflitto armato che vede il Fronte Polisario contrapposto agli eserciti di Marocco e Mauritania prima e poi al solo esercito marocchino prosegue fino al 1991, quando l’intervento dell’ONU, che si fa promotore di un referendum sull’autodeterminazione del popolo saharawi e si impegna vigilare sul mantenimento della pace, porta alla firma del cessate il fuoco tra le due parti. Di fatto il Marocco ha sempre osteggiato lo svolgimento del referendum e quindi i tentativi di mediazione dell’ONU, forte delle partnership commerciali con i paesi dell’Unione Europea che, se da un lato si fa promotrice di aiuti umanitari ai rifugiati saharawi, dall’altro consente il commercio di prodotti provenienti dai territori occupati, riconoscendo indirettamente la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale.
Alla fine del 2020 dopo quasi trenta anni dal cessate il fuoco che avrebbe dovuto dare inizio ad un processo di pace, il confitto riprende a seguito del blocco pacifico del valico di Guerguerat, da parte di un gruppo di giovani saharawi, che ha interrotto il trasferimento di merci dal Sahara occidentale occupato. La reazione del Marocco, che ha mobilitato l’esercito per smantellare il blocco, ha portato il Fronte Polisario a riprendere le armi.
Oggi a seguito delle dichiarazioni del governo spagnolo di appoggiare la posizione del Marocco, per un Sahara occidentale autonomo ma di fatto sotto il controllo marocchino, come base per porre fine alle controversie, ha portato l’Algeria, che sostiene l’indipendenza del popolo saharawi, a sospendere il trattato di amicizia e cooperazione con la Spagna e ad un inasprimento delle tensioni diplomatiche tra i due paesi. Un ruolo importante nella presa di posizione di Madrid l’ha avuto il ruolo di “filtro” per le migrazioni verso la Spagna e quindi verso l’Unione Europea assunto dal Marocco, nonché i progetti comuni di sfruttamento delle risorse della regione (Il saccheggio del Sahara Occidentale)
Intanto la situazione nei campi profughi sahrawi si fa sempre più drammatica. Il sostegno umanitario per i bisogni alimentari e per la sussistenza è insufficiente per far fronte all’insicurezza alimentare e malnutrizione, come recentemente denunciato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), dal Programma alimentare mondiale (WFP) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF).